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Sul Podio

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Ritratto d'artista

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Mascagni amava la compagnia e non pochi amici sinceri ne hanno sopportato volentieri il carattere polemico e pungente, riconoscendogli doti umane di grande generosità e disponibilità d'animo.

Gli amici livornesi

mascagni e gli amici livornesiCome afferma il Morini, a Livorno nel ventennio tra il 1870 e il '90 ci fu una fioritura nel campo degli studi letterari e artistici. Per ciò che attiene alla letteratura tra tutti Giosuè Carducci e poi il Pelosini, il Mazzoni, Luigi Prati, più tardi il Pascoli, che insegnò al liceo di Livorno, il Marradi e ancora Paolo Emilio Tavolini, Sabatino Lopez, Pietro Micheli. Molti gli dedicarono dei versi tra cui il giovane scrittore poeta Giosuè Borsi

In quella Livorno alle arti figurative si dedicarono cononore, dopo il Fattori, Angiolo Tommasi, il Corcos, Plinio Nomellini, il Levi.

I vari artisti s'incontravano alla Casetta Rossa sul molo, "Mascagni era il più rumoroso della radunata…" racconta Felice Cavallotti.

Pari a quella manifestata per lui da poeti e letterati, se non maggiore, fu l'ammirazione e l'amicizia che gli riservarono pittori e scultori. Fraterno il suo sodalizio con Plinio Nomellini. Mascagni aveva una predilezione per le arti figurative e nel corso della sua vita raccolse numerosi quadri e sculture.

Quanto al vecchio Fattori da Mascagni più volte soccorso, si conosconoemozionanti particolari intorno alla loro affettuosa amicizia. Del Nomellini il musicista possedeva uno dei suoi quadri più importanti: Piazza Caricamento a Genova, grande tela del 1891, molto ammirata alla seconda biennale di Venezia. Il pittore così scriveva all'amico "…la tua musica m'incita e mi esalta, che nelle mie sinfonie modeste il colore s'accende al tuo suono…".

Degli amici livornesi il posto d'onore va allo scrittore Giovanni Targioni Tozzetti (Livorno 1863-1934) Targioni-Tozzetti. Coetaneo di Pietro, Giovanni (Nanni) fu amico e compagno discreto nel lungo itinerario mascagnano. Nanni amico fin dall'età dei pantaloni corti rappresentò la fedeltà, la continuità in una carriera contrassegnata da brusche virate e da continue battaglie vinte e perse. Per Mascagni scrisse oltre al libretto di Cavalleria, I Rantzau, Zanetto, Silvano, Il piccolo Marat(con G.Forzano), Pinotta e Nerone. A Livorno furono sempre molti gli amici e gli appassionati estimatori, alcuni si dedicarono con passione alle sue arte, tra tutti Armando Tanzini, Giorgio Nunes, Giuseppe Hirsch.

Gli amici a Milano

gianfranceschiDurante gli anni di conservatorio a Milano Mascagni conobbe VITTORIO GIANFRANCESCHI (Vienna 1861- Milano 1932) affettuosamente chiamato VICHI.

Gianfranceschi era studente d'ingegneria presso il Politecnico di Milano dove si laureò nel 1884. S'incontrarono per mezzo di un comune amico: il livornese Guido Cave, come lui studente d'ingegneria e patito di musica. Mascagni chiamava affettuosamente gli amici il Consiglio dei tre, composto anche dall'ufficiale di cavalleria Del Prà di Treviso, il triunvirato era giudice inappellabile di tutte le sue composizioni giovanili. Mascagni apprezzava in Vichi il gusto e la cultura e tenne sempre in molto conto i giudizi dell'amico.

Gianfranceschi, scrive il Morini, incoraggiò da subito il giovane Pietro e ne previde con lucida chiaroveggenza, la futura affermazione. Fra i primi valutatori della sua musica, seppe cogliervi il preannuncio di una personalità d'eccezione, l'impronta di un geniale musicista che attendeva il proprio momento.

Fu Vichi che nel 1884 gli fece conoscere la tragedia di Heine Guglielmo Ratcliff tradotta da Andrea Maffei, nell'intento di esortarlo ad una prova di maggior impegno. I due divennero fraterni amici e quando Pietro lasciò Milano si scambiarono un ricchissimo ed intenso epistolario. Il loro rapporto durò tutta la vita. A lui dedicato, in segno di fraternità e riconoscenza, il Guglielmo Ratcliff.

Sempre a Milano incontrò al conservatorio GIACOMO PUCCINI (Lucca 1858 - Bruxelles 1924) Tra i due nacque una salda e fraterna amicizia. I giovani musicisti, allievi prediletti del maestro Ponchielli, entrambi in precarie condizioni economiche, divisero per un lungo periodo la stessa camera in un modesto appartamento all'ultimo piano. Divisero i pasti, le ore di studio. Scrive Luigi Fait : "insieme comprano gli spartiti di Wagner e Boito per poterli studiare." Puccini più benestante di Mascagni disponeva allora di un appannaggio regale di lire 125 e l'amico di lire 100 concessagli dal livornese Conte de Lardarel. Con tali somme non era facile condurre una vita dignitosa pertanto i due cercavano di arrangiarsi.Il timido Puccini s'appoggiava spesso sulla spigliatezza e sulla faccia tosta dell'amico livornese.

masc20e20puccini20caricaturaMascagni trovò il modo di mangiare spesso a credito in un caffè in via Manzoni. Il proprietario sorrideva ai due giovani promettenti musicisti, ma poi il conto… cresceva ed un giorno il vecchio cameriere ebbe l'incarico di comunicare ai due disinvolti signorini: "Il mio padrone mi ha detto di non notare più!" e Mascagni pronto: "E a noi cosa importa? Tenga a mente!"

L'arguta battuta, ascoltata dal padrone che dal retrobottega spiava il colloquio, piacque a costui che decise di procrastinare il debito ai due fino all'arrivo dell'altro mensile.

Nel 1884 andò in scena Le Villi prima opera di Puccini, che nessun impresario voleva rappresentare. - Io feci una colletta - Mascagni racconta- inaugurata dal pittore Sala con trenta lire e poi continuata da Boito e da altri e l'opera si dette - Mascagni rimase dietro le quinte durante tutta la rappresentazione e fu tra i primi ad abbracciare calorosamente l'amico/autore. Nel 1890 dopo la prima di Cavalleria il primo telegramma di congratulazioni ricevuto fu quello dell'amico Giacomo.

Quei tempi rimasero sempre vivi nella memoria di Mascagni. Una volta conquistata la celebrità i due musicisti non alterarono sostanzialmente la reciproca stima ed amicizia. Tra i due però non mancarono scontri e critiche.

Mascagni racconta del suo rapporto con Puccini a De Carlo nell'intervista del 1943 Il 27 novembre 1924 Mascagni scrive da Vienna ad Adriano Belli giornalista musicologo, una lettera disperata per la morte dell'amico Puccini. Nel 1930, con Forzano, darà il via al Festival Pucciniano a Torre del Lago dirigendo in onore dell'amico la Boheme.

Gli amici a Cerignola

Gli amici dunque a Pietro Mascagni non mancavano ma è certo che fra i suoi più cari vi furono i cerignolani e i baresi. Gli amici cerignolani aiutarono il musicista agli inizi della sua permanenza a Cerignola e furono, in seguito, entusiasti sostenitori delle sue opere. Con molti di loro Mascagni mantenne nel tempo contatti epistolari e numerose furono le testimonianze di sincera amicizia. Sempre nell'intervista a De Carlo, Mascagni racconta diversi episodi sugli amici pugliesi.

Gli amici a Roma

amici20a20romaLuigi Rici, Maestro di musica suo collaboratore per 34 anni, preparava al piano i cantanti per le opere e dirigeva la parte musicale del palcoscenico.

"Ebbi la fortuna e l'onore di star vicino a Pietro Mascagni per la bellezza di 34 anni, con una comprensione artistica e con un affetto che è difficile trovarli uguali e posso dire con orgoglio, che ne fui ricambiato dal suo affetto ed amicizia. Ricordando i particolari di tale assidua collaborazione, sono preso da un sentimento di soddisfazione per aver trascorso tanto tempo nella sua famigliarità, contribuendo alla realizzazione scenica delle sue opere e godendo della sua fiducia e stima."

Molti furono gli incontri nella vita di Mascagni, certo non si può parlare sempre di profonde amicizie ma piuttosto di condivisioni artistiche, di affinità come nel caso del musicista viennese Gustav Mahler oppure di periodi in cui alla collaborazione artistica si univa un senso di leale amicizia e stima , come con il librettista Luigi Illica che scrisse con lui tre opere (Iris, Le Maschere, Isabeau), con il grande vecchio della musica italiana Giuseppe Verdi, con i vari musicisti: Amilcare Ponchielli, Umberto Giordano, Francesco Cilea, Alberto Franchetti, Giovacchino Forzano, Don Lorenzo Perosi, Ildebrando Pizzetti, l'allievo Riccardo Zandonai , lo scrittore Gabriele D'annunzio con cui musicò Parisina.

foto20franco20mannino20 tito20arpea 20mascagni20anziano20 20franco20ferrara202Durante gli ultimi anni della sua vita, che coincidono con il periodo del secondo conflitto mondiale, Mascagni anziano e malato condusse un'esistenza molto ritirata e solitaria. È di questo periodo un sincero legame d'amicizia con il poeta romano Trilussa.

All'Albergo Plaza, dove abitava, ricevette visite soprattutto da parte di giovani musicisti, Franco Mannino, Ezio Carabella Tito Aprea, Victor De Sabata, Franco Ferrara, ai quali chiedeva di suonare un po' di musica al piano, quel pianoforte verticale vecchissimo sul quale il maestro compose la Cavalleria.

Il maestro Mannino di quegli incontri ricorda: "Quando ci vide entrare nella stanza si mise a piangere… poi mi chiese di suonare, perché voleva sentire ancora il suono del pianoforte di Cavalleria. Pochi giorni dopo - continua Mannino - a Roma, con De Sabata e Ferrara assistevamo al suo funerale insieme al popolo di Roma, che adorava Mascagni e che accorse come una fiumana. Parteciparono oltre centomila persone."

 

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